Siamo qualcosa ma non siamo tutto by Blaise Pascal

Siamo qualcosa ma non siamo tutto by Blaise Pascal

autore:Blaise Pascal [Pascal, Blaise]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2023-08-18T00:00:00+00:00


SCOMMETTIAMO SULL’ESISTENZA DI DIO

Fr. 187 Poste in gioco.

Bisogna vivere nel mondo in maniera diversa, secondo queste diverse ipotesi:

1. Se potessimo esserci sempre.

2. Se è certo che non ci saremo a lungo e incerto che ci saremo un’ora.

Quest’ultima supposizione è la nostra.

Cuore.

Istinto.

Princìpi.

Fr. 681 Infinito nulla.

La nostra anima è gettata nel corpo, dove trova numero, tempo, dimensioni. Vi ragiona sopra e chiama tutto ciò natura, necessità, né può credere altra cosa.

L’unità aggiunta all’infinito non l’accresce in nulla, non più che un piede aggiunto a una misura infinita. Il finito si annulla dinanzi all’infinito e diventa un puro nulla. Così la nostra mente di fronte a Dio, così la nostra giustizia di fronte alla giustizia divina. Tra la nostra giustizia e quella di Dio non vi è sproporzione così grande come quella tra l’unità e l’infinito.

La giustizia di Dio dev’essere immensa come la sua misericordia.

Ora, la giustizia verso i reprobi è meno immensa e deve colpire meno della misericordia verso gli eletti.

Noi sappiamo che esiste un infinito e ignoriamo la sua natura; siccome sappiamo che non è vero che i numeri siano finiti, dunque è vero che esiste un infinito nei numeri, ma non sappiamo che cosa esso sia: è errato che sia pari, è errato che sia dispari, perché, aggiungendo l’unità, esso non cambia di natura; e, tuttavia, è un numero e ogni numero è pari o dispari (è vero che ciò s’intende di ogni numero finito).

Pertanto, si può ben conoscere che c’è un Dio senza sapere cos’è.

Non esiste forse una verità sostanziale, dato che si vedono tante cose vere che non sono la verità stessa?

Conosciamo dunque l’esistenza e la natura del finito, perché siamo finiti ed estesi come quello.

Conosciamo l’esistenza dell’infinito e ignoriamo la sua natura, perché ha estensione come noi, ma non ha limiti come noi.

Ma di Dio non conosciamo né l’esistenza né la natura, perché non ha estensione né limiti.

Però, con la fede conosciamo la sua esistenza. Con la gloria ne conosceremo la natura.

Ora, ho già dimostrato che si può ben conoscere l’esistenza di una cosa senza conoscerne la natura.

Parliamo adesso secondo i lumi naturali.

Se c’è un Dio, è infinitamente incomprensibile, perché, non avendo né parti né limiti, non ha alcun rapporto con noi. Siamo dunque incapaci di conoscere cos’è e se è. Stando così le cose, chi oserà tentare di risolvere questa questione? Non certo noi, che non abbiamo alcun rapporto con lui.

Chi biasimerà dunque i cristiani di non potere illustrare i motivi della loro fede, proprio loro che professano una religione di cui non possono dare spiegazione? Presentandola al mondo, essi dichiarano che è una stoltezza, stultitiam: e poi vi lamentate che non ne forniscano le prove! Se portassero le prove, non sarebbero di parola. È nel mancare di prova che essi non mancano di senso. «Sì, certo, sebbene questo giustifichi coloro che la presentano come tale e li sollevi dal biasimo di presentarla senza spiegazione, questo non giustifica coloro che l’accolgono».

Esaminiamo dunque questo punto e diciamo: Dio esiste o non esiste. Ma verso quale parte propenderemo? La ragione qui non può stabilire nulla.



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